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QUANDO MENO TE L'ASPETTI
(Francia, 2013) di Agnès Jaoui |
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L'incipit è fiabesco per stile e contenuti e mostra l'incontro di Laura con l'agognato Principe Azzurro apparsole in sogno, che Laura riferisce in dettaglio a zia Marianne (la regista Agnès Jaoui che si ritaglia un ruolo a tutto tondo). Durante una festa, Laura rivive il sogno e scambia il giovane compositore Sandro per il potenziale principe azzurro.
Ma l'incontro col bel tenebroso Maxime Wolf (il cui nome è tutto un programma) distrugge ogni certezza e le sconvolge la vita.
Parallelamente si dipanano anche altre esistenze: quella di zia Marianne, appena separata dal marito, che abita in una casetta di campagna assieme alla problematica figlia;
di Pierre (Jean-Pierre Bacri, co-sceneggiatore e marito della regista)
misantropo dal cuore d'oro afflitto dall'incombente data di morte predettagli anni prima da una veggente; della di lui ex moglie Éléonore e del loro figlio Sandro - lo stesso che Laura scambia per l'anima gemella - impegnato a gestire un rapporto conflittuale con il padre;
della famiglia altolocata di Laura, la cui matrigna sessantenne rifatta è decisamente più interessata a curare il proprio aspetto che a occuparsi della figlia.
Così in un curioso ribaltamento di ruoli l'aspirante principe azzurro Sandro perde una scarpa fuggendo a mezzanotte dalla festa, non per tornare al mesto focolare di Cenerentola, ma comunque per rientrare in un contesto di quotidianità che perde la connotazione eccezionale dell'incontro con Laura; in una sequenza successiva, la matrigna della ragazza, egoista e vanitosa,
le offre una mela al pari di Grimilde verso Biancaneve (benché il carattere vanesio di Laura la avvicini piuttosto alle sorellastre di Cenerentola); diretta alla casa di campagna di zia Marianne (che rimanda all'architettura di Biancaneve, ma anche di Hansel e Gretel) Laura si perde nel bosco proprio come nel sogno iniziale e incontra Maxime Wolf avvolta in un mantello scarlatto che crea un link immediato a Cappuccetto Rosso; a ben guardare, Maxime incarna al contempo la figura del Lupo (riportata anche nel cognome del personaggio) e quella di Barbablù: «Voi ragazze non lamentatevi delle conseguenze di aprire porte proibite» - esclama minaccioso rivolgendosi a Laura, che ha appena sbirciato un SMS compromettente sul cellulare di lui; nella dichiarata insofferenza verso il mondo infantile, Pierre richiama la figura dell'orco che mangia i bambini; zia Marianne rappresenta un buffo mix tra Fata Turchina e Smemorina e comunque incarna una rassicurante figura materna spesso assente nelle favole (non a caso Marianne veste abiti da fata nello spazio ricreativo della scuola materna in cui insegna);
l'incontro fortuito tra Marianne e Pierre innesca la curiosa e divertente interazione tra due anime opposte e per questo complementari.
Il titolo italiano distoglie in questo caso dal vero significato della pellicola, espresso invece con precisione calzante nel titolo originale Au bout du conte = Alla fine del racconto: Agnès Jaoui coniuga il carattere fiabesco di alcuni passaggi del film con la concretezza del mondo reale e per questo al finale classico delle favole «E vissero tutti felici e contenti» viene aggiunta la frase emblematica «... e litigarono moltissimo».
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©® Annalisa Ghigo
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